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La mia prima recensione per la categoria “Underground” vede come protagonista un personaggio che poi tanto sconosciuto, non lo è per niente. Un bassista che suona dagli anni Settanta (fatevi un conticino…credo che in pochi sappiano chi sia), suonò negli Unreal Terror e coinvolto in numerosi progetti come i “The Black” di Mario Di Donato (comunque noti in ambito Doom ) ma autore di diversi progetti solisti come gli “Akron” ( Gothic Music) ed i Sloe Gin.

 

Dopo tutto il materiale suonato, e comunque anche composto in svariate occasioni questo personaggio non si ferma e vuole portare avanti un nuovo progetto che prende il nome di “Heavy Sharing” uscito quest’anno per la Buil2Kill Records. Sto parlando di Enio Nicolini, che tra l’altro è autore/compositore/bassista di questo nuovo progetto. E non è finita qui, perché in questo lavoro sono coinvolti diversi personaggi anche loro famosi più o meno nella scena del Metallo italiano, questo perché se sei nel giro da tempo è ovvio che hai contatti con chi ci sta in mezzo. Ma prima di sapere chi sono questi ospiti, conviene capire che Enio Nicolini in questo lavoro ha suonato le parti di basso, ma ha composto anche tutto il resto. Però non è un lavoro strumentale, anzi: gli ospiti coinvolti saranno i cantanti, e tra questi tra noti e meno noti cito Trevor (Sadist), Giacomo Gigantelli (Danger Zone), John Goldfinch (Impero delle Ombre), Morby (Sabotage…Domine…vi dice niente?), un certo “Bud” Ancillotti (Strana Officina) ed un Blaze Bayley ( Iron Maiden) ed altri ancora come Tiziana Radis (Secret Tales), Mahdi Khema (Carthagods) e per finire Benedetto Spinazzola ( Prime Target) e lo stesso Luciano Palermi degli Unreal Terror.

 

Alla batteria, strumento di primaria importanza in questo disco, si alterneranno Zenus, Silvio Canzano (Unreal Terror) e Gilberto Di Virgilio (Back Shadow Road).

Dopo questa lunga ma necessaria ed importante introduzione atta a farvi capire più o meno di che cosa stiamo parlando, e delle persone coinvolte, vi posso dire che il disco è musicalmente parlando un ensemble tra basso e batteria e voce. Dimenticatevi, per una volta, chitarroni distorti o arpeggi in “clean”, dimenticatevi assoli tritaossa e tutto quello che possa riguardare altri strumenti all’infuori di Basso, Batteria e Voce (ed in rari casi potrete sentire dei sintetizzatori, ma comunque non chitarre). Segue l’analisi track-by-track.

 

Il brano numero uno del lavoro prende il nome di “Track of Madness” ed è caratterizzata da un forte approccio ritmico che punta complessivamente su un sound thrash metal, con dei rallentamenti occasionali. Sulle ritmiche di basso e batteria, Trevor dei Sadist si esprime con una ferocia ben controllata. La seconda traccia “Danger Zone”, vede Giacomo Gigantelli alla voce. Qui la ritmica si rifà ad una sorta di Heavy/Doom dalle tinte psichedeliche nella scelta dei riff, semplici ma d’effetto.  La voce calda di Giacomo contribuisce a risaltare le dinamiche del pezzo. Con “Witch Hunt” si cambia ancora registro, e si passa a quello che sembra una sorta di approccio molto Heavy Metal classico, con dei rallentamenti praticamente doom in alcuni punti. “Generation Dead” è invece molto più “doom” ma di quel tipo più opprimente ed oscuro tipico della tradizione Italiana, quindi lontano da lavori epici. John Goldfinch alla voce si adatta molto bene narrando un testo che punta molto sul reale. “King on Icy Throne” è decisamente più Heavy Metal complice la collaborazione con Blaze Bayley che in questo contesto si adatta bene sfruttando le sue capacità, donando epicità alle sole parti di basso e batteria. Un Brano che potrebbe infilarsi nella vostra testa come la precedente traccia. Siamo arrivati al quinto pezzo del disco; “See the stars” invece vede un approccio molto più mistico e psichedelico, con un atmosfera calma e rilassata e con una Tiziana Radis che ci regala un’interpretazione molto particolare e fedele alle atmosfere create dalla ritmica. Cambia totalmente musica con “Amir of Madness”, pezzo in cui tutto prende una sonorità più mistica e “orientaleggiante” tipo un misto tra doom ed atmosfere epiche, ecco. Con Mahdi Khema tutto prende vita e sarà come farsi un viaggio a Cartagine. Si ritorna in Italia con la settima traccia “A Sinner’s World”, pezzo “Heavy/Rock” di una pesantezza abbastanza unica rispetto a tutti i lavori del disco. E qui abbiamo un Ancillotti in pienissima forma che ci regala non poche lezioni su come si canta. “Escape” con Morby alla voce prende un aspetto più metal, e la varietà dei riff scelti è maggiore rispetto ad alcuni pezzi già descritti sopra. Anche qui, il Morby ci fa capire ancora una volta che pure in Italia ci son cantanti di tutto rispetto. L’ultima traccia “Ai Confini del mondo” si presenta come un brano particolarmente “techno” (si lo so è brutto a dirlo, ma come definire un brano con sintetizzatori ovunque?), ed è anche uno dei brani più strani di tutto il disco e personalmente è anche quello meno interessante visto che tende a chiudere in maniera veramente bruttina un disco che poteva essere di tutto rispetto.

 

Complessivamente il disco non è malaccio, ci sono però dei pezzi un po’ fuori luogo ecco. Tuttavia l’innovazione c’è, idee ci sono e mettendo il fatto che è comunque un lavoro composto da un musicista da anni nella scena, non si possono condannare certe scelte nei suoni o comunque negli strumenti proposti. Alla fine di tutto credo che bisogna avere fiducia nelle proposte che i nostri musicisti hanno da offrire, partire prevenuti è comunque sbagliato. Crediamo di più nei nostri gruppi. Alla prossima !

 

TRACKLIST:

 

  1. Track of Madness (ft. Trevor Sadist)

  2. Unforgiveness (ft. Giacomo Gigantelli)

  3. Witch Hunt (ft. Luciano Palermi)

  4. Generation Dead (ft.John Goldfinch)

  5. King on Icy Throne (ft.Blaze Bayley)

  6. See the stars (ft.Tiziana Radis)

  7. Amir of Madness (ft.Mahdi Khema)

  8. Sinner’s World (ft. “Bud” Ancillotti)

  9. Escape (ft.Morby)

  10. Ai confine del Mondo (ft.”Ben” Spinazzola)

 

By Matteo DoomMaster Perazzoni

 

VOTO: 75/100

Questa volta ci addentriamo in un mondo dove le sperimentazioni non sono mai abbastanza e dove un gruppo ne fa da padrone: i Souls Unchained con il loro primo EP “Rise Unchained". Questi, direttamente da Roma, sembrano fondere in maniera più che notevole l’Heavy Metal classico della NWOBHM col Progressive Metal moderno.  Ma passiamo velocemente ad un’ analisi track by track: questo full lenght si apre con il brano “Revenge Is Striking Down” il quale inizia con un riff da sembianze stoner/drone, fino a subire un notevole cambiamento strumentale con un grandissimo lavoro alle tastiere, che crea  un’ atmosfera quasi “arabesca”, la batteria e la voce sembrano alternare sapientemente Progressive Metal e Heavy Metal, con palesi influenze di band a noi conosciute, come Dream Theater , King Diamond (in Abigail) e Symphony X. Che dire, un inizio davvero niente male! In “The Blind Swordsman” troviamo una batteria senza controllo, con un sapore più Heavy ma che non trascura le influenze progressive della traccia precedente; anche qui il tutto sembra ben calzante, una composizione studiata assai bene che rende gradevole l’ascolto. Si percepiscono influenze da Iron Maiden a Grave Digger. “Melt In Light” esordisce con un arpeggio in clean e si estende con un andamento differente rispetto ai brani precedenti, catalogandola  come una ballad molto interessante, ben eseguita e ben strutturata! Ritornano le influenze dei Dream Theater , in particolare l’album “Metropolis pt2: Scenes From a Memory”. “Abyss Of Time” sembra seguire lo stesso percorso stilistico di “Melt In Light”, aggiungendo una intro psichedelica in stile King Crimson e assumendo emotività attraverso l’utilizzo di cori e violini fino ad estendersi con riff Heavy Metal e qualche influenza Gothic Rock.  Con “Back On The Ground” arriviamo alla fine di questo interessantissimo EP, ottimo lavoro armonico della chitarra che ricalca un po’ le gesta di Adrian Smith e Dave Murray (Iron Maiden), traccia anch’ essa interessante, in particolare le chitarre espresse  al meglio con assoli ben studiati e molto espressivi. Inutile affermare che questi ragazzi si mostrano validi fino all’ultimo secondo! Non posso far altro che complimentarmi con loro, ottime strutture e ottime doti tecniche/compositive da parte di tutti, segnalo anche un grande lavoro di produzione, molto spesso una rarità e un handicap per le band emergenti! Alla prossima e in bocca al lupo, non smetteremo di seguirvi!

 

Tracklist:

  1. Revenge Is Striking Down

  2. The Blind Swordsman

  3. Melt In Light

  4. Abyss Of Time

  5. Back On The Ground

 

By Larika Fracca

 

Voto: 75/100

Whisperz, band Heavy Metal romana, ci presentano il loro full “Whisperz” (2014), un progetto che alterna atmosfere aggressive con altre più pacate e riflessive, senza farsi mancare una dovuta tecnicità a sprazzi tendente al thrash, ma che, ahimè, presenta qualche pecca. Per comprendere meglio il concetto urge un’analisi track by track: l’album parte con “Mr. Nothing”, brano tipico del loro genere di punta, non mancano influenze Rock anni ’70 e ’80, il songwriting presenta riff articolati che tuttavia spesso finiscono per essere un po’ troppo banali e ripetitivi. “Malicious Intent” è una traccia ricca di tecnicismi prog, buono anche il lavoro del batterista, il quale riesce a regalarci un suono pulito e preciso. “Violent seeds” è la semi ballad dell’album, qui la voce sembra migliorare il tiro, per così dire, riuscendo a sostenere il brano tra fraseggi di chitarra e la sua composizione generale. “The Cage” ci fa tornare con i piedi per terra, riprendendo l’aggressività delle prime due tracce, più adatto ad un pubblico votato all’headbanging, qui si possono riconoscere passaggi maideniani, perfettamente in regola con lo stile della band. “My Asylum”, quinto brano, stupisce un po’ all’ascolto per via della notevole performance del batterista, tuttavia non aiutato molto dal resto del sound, standard per i canoni del genere a cui fanno riferimento. “Outcast” alterna ancora con atmosfera più rilassante, ma non troppo! L’intento sembra essere quello di creare nell’ascoltatore un momento di relax riflessivo, e in parte ci riesce, la strumentazione infatti fa il suo dovere, la voce però sembra a volte non seguire il flusso creato dal tutto. “Dusty Road” riprende ancora una volta il sound iniziale, ma al suo interno presenta comunque parti più cadenzate, mentre “Bloody Eyes” chiude il full con riff spediti e thrash old school e una voce più che mai adirata. Tirando le somme si percepisce come la band abbia del buon potenziale, bisogna solo trovare la giusta strada da intraprendere per sfruttarlo al meglio delle loro capacità. In generale la voce, a tratti ancora acerba, tende a ‘staticizzare’ il sound provocando un appiattimento dei brani, mentre manca ancora quella sinergia di base dei componenti che rende il tutto più stabile e di facile ascolto. Nonostante tutto riserviamo ulteriori pensieri per altri lavori da parte del gruppo, facendogli un enorme ‘In bocca al lupo’ e attendendo con ansia altre novità!

 

Tracklist:

  1. Mr. Nothing

  2. Malicious Intent

  3. Violent seeds

  4. The Cage

  5. My Asylum

  6. Outcast

  7. Dusty Road

  8. Bloody Eyes

 

By Larika Fracca

 

Voto: 65/100

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Alcune recensioni della Music Reviewer Larika Fracca sono state eseguite in collaborazione con Horrorscape.jimdo.com

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